ITALIA / LA REPUBBLICA
Efímers 14/09/2013

Una catena umana di 400 km La Catalogna chiede l'indipendenza

Omero Ciai
2 min

Una prova di forza ampiamente riuscita quella voluta ieri dai nazionalisti catalani nel giorno della "Diada", la festa nazionale della Catalogna. Decine di migliaia di persone hanno preso parte ad una catena umana che è andata dispiegandosi dalle prime ore del pomeriggio lungo tutta la costa che va dal confine francese, a nord, fino a quello con la regione di Valencia, a sud. Quattrocento chilometri di mani unite con un solo slogan, il «sì» al referendum secessionista che il presidente della Generalitat, l'autonomia regionale catalana, Artur Mas, ha promesso di convocare l'anno prossimo ma che il governo centrale, a Madrid, si rifiuta di autorizzare.

L'organizzazione che anche quest'anno ha convocato le celebrazioni della Diada, l'Anc (Assemblea nazionale catalana), si è ispirata alla catena umana che nel 1989 realizzarono migliaia di cittadini delle repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) per esigere l'indipendenza dall'Urss. «Abbiamo il diritto di decidere», ha detto Mas, mentre la catena umana si concludeva con una grande manifestazione della piazza Catalunya di Barcellona. «Oggi - ha aggiunto Mas- abbiamo lanciato un messaggio chiaro sulla volontà del popolo».

Anche i sondaggi danno finora ragione a chi preme per un referendum sull'autodeterminazione. L'ultimo, pubblicato ieri [per l'11 de setembre] dall'osservatorio My Word per la radio Cadena Ser, rileva che il 52% dei catalani sarebbero a favore dell'indipendenza, il 24% contrari, un altro 20% indecisi. Ma che comunque più dell'80% degli abitanti della Catalogna ritiene che la consultazione popolare sulla sovranità si debba comunque fare. In altri sondaggi la maggioranza non supera il 50% ma rimane in ogni caso ampia a favore della creazione di un nuovo Stato. Se il governo centrale, a Madrid, continuerà ad opporsi al referendum, il piano di Mas prevede di celebrare le elezioni regionali del 2016 come un plebiscito per la Catalogna indipendente, con un programma elettorale che preveda l'autodeterminazione.

Nel retroscena del consistente aumento negli ultimi anni dei ca talani favorevoli alla secessione c'è ovviamente la crisi economica che ha riacceso la rivalità con Madrid. Da anni i catalani chiedono allo Stato centrale un nuovo accordo fiscale, simile a quello che già esiste con i Paesi Baschi, che gli consentirebbe di incassare direttamente le tasse e di non dover ogni anno rinegoziare i finanziamenti che Madrid versa alla regione. Dopo l'istruzione e la polizia, che sono già gestite in forma autonoma, l'accordo fiscale sarebbe l'ultimo strappo che il governo centrale vuole assolutamente evitare. Ma è forse anche l'unico modo per contenere la marea secessionista che aspira a trasformare la "Diada" da giorno infausto, nel quale si ricorda la conquista di Barcellona nel 1714 da parte delle truppe borboniche, a "festa di libertà". La catena umana ha avuto uno strascico anche nel parlamento italiano con Bossi e tutti i deputati della Lega che hanno indossato una t-shirt di solidarietà con le rivendicazioni catalane..

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